mercoledì 27 aprile 2011

TRIVELLE SICULE, POLLI EMOZIONALI E REFERENDUM NUCLEARI

di Ringhio

Giusto ieri il Premier Silvio Berlusconi ha parlato del referendum nucleare in termini che hanno fatto indignare la stampa di mezza Italia.
Abbiamo assistito a scene da commedia teatrale degne del miglior De Filippo quando “l’opposizione”, appresa la notizia delle parole di mister B. ha gridato allo “scippo nucleare”, adoperandosi immediatamente per preparare un bel ricorso in Cassazione per fermare il Silvio Atomico.Mai sinistra fu così tempestiva.
Ma cosa ha detto di tanto aberrante Berlusconi?Vediamo un pò:

«Gli accadimenti giapponesi hanno spaventato i cittadini, è emerso nei sondaggi che facciamo normalmente» e il referendum avrebbe cancellato il nucleare, ha spiegato il premier, aggiungendo che «fra uno o due anni l’opinione pubblica sarà consapevole della necessità di tornare all’energia nucleare, un destino ineluttabile», fermata negli anni ‘70 «dall’ecologismo di sinistra»...

Ora, sull’onda di questa esternazione abbiamo visto un indignazione popolare senza pari, giornali come Repubblica (di parte almeno quanto Libero, ma non si può dire) sono riusciti a parlare di “bluff svelato”, di “commedia finita” e una serie di uscite nello stile del giornale costruite ad hoc per calvalcare l’onda emozionale della situazione.
Proprio di emozione, tra le righe ma non troppo, parla il premier.
Ovvio è che votare ora sul nucleare sarebbe stato un suicidio per il governo Berlusconi, che vede in questa energia la possibilità futura di indipendenza energetica del Bel Paese.
Altrettanto ovvio è che ha ragione, e che non ha detto nulla di così folle.Non ha nemmeno svelato un bluff in atto, un’oscura macchinazione ai danni degli italiani, perchè a tutti fin da subito era chiara la situazione.Anche a chi non legge Repubblica.
Eppure l’onda emozionale della gente può fare tanto, lo sa bene Silvio e lo sanno bene anche tutti quegli organi di stampa (a voi decidere di che organo parliamo) che stanno costruendo articoli su articoli, in cartaceo e in digitale, su queste due righe estrapolate dalla conferenza stampa congiunta con Sarkozy.
Dovremmo esserci abituati.Berlusconi ha messo alla luce Travaglio, e non viceversa, e ormai sappiamo che c’è chi vende o chi rende solo grazie ai fiumi e fiumi di parole spese sul Premier.
E’ compito nostro, quindi, cercare di vedere la situazione con occhi critici senza farci prendere dall’emozione delle scene dello tsunami giapponese, ancora negli occhi di tutti;e chi vi parla, o meglio, vi scrive, non è un sostenitore di Berlusconi, non ha mai votato il PDL ma, soprattutto, non ha mai votato a destra.Possibile che l’italiano emozionale non si renda conto che Berlusconi si comporta come si dovrebbe comportare un premier che conosce i suoi polli?Polli, esatto, perchè l’italiano medio predica bene ma razzola male.
Se il pollo nostrano si rendesse conto che sta nella verità delle cose, una verità che fa male, il fatto che fra un anno a menzionargli il Giappone gli verrà in mente il primo porno 3D della storia (che, diciamolo, sta battendo Avatar, almeno in Oriente), il sushi del ristorante sotto casa o ai più attenti il vago ricordo di un terremoto lontano…allora forse sarà anche abbastanza intelligente da capire che a sbagliare non è mister B.
Siamo una popolazione da memoria corta e da indignazione a comando,forse sarebbe il caso di invertire la tendenza e di iniziare a ragionare con più calma, muovendoci più lentamente ma con passi più ponderati, sviluppando la nostra memoria:più elefanti e meno polli insomma.

E si, perchè indignati di qua e indignati di la, poi si finisce per dimenticare che meno di un anno fa (il 4 Agosto 2010, per l’esattezza, ma sembra passato un secolo,vero?), la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon finiva finalmente, dopo 106 giorni, di riversare in mare milioni e milioni di barili di petrolio che ancora galleggiano sulle acque di fronte a Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida, oltre alla frazione più pesante del petrolio che ha formato ammassi chilometrici sul fondale marino.Una melma densa che ha inglobato flora e fauna, creando addirittura una sostanza sconosciuta al vaglio dei baldi scienziati di oltreoceano.

Un disastro naturale che verrà ricordato come il più imponente della storia Americana (ad oggi, meglio precisare).
Ora, scendi per strada,ferma il primo individuo che trovi e domandagli cosa è la BP (facendo bene attenzione a scandire la “B”).
Eppure, a furia di razzolare nei recinti dell’informazione nostrana, il pollo emozionale non si è reso ben conto che questo disastro ci riguarda molto da vicino.
Non possiamo certo dire infatti che la stampa stia dando il risalto dovuto alle trivelle americane che inizieranno il loro sporco (è il caso di dirlo) lavoro al largo delle coste siciliane da qua a meno di una settimana.La Transunion ha annunciato infatti ai comuni della zona che a fine aprile inizierà a sondare il fondale dello specchio d’acqua davanti a Pozzallo, a 27 chilometri dalla costa.L’Audax, invece, di sonde non ha più bisogno: in estate, si legge sul suo sito web, potrebbe cominciare a trivellare a 13 miglia da Pantelleria. Non molto lontano, nei dintorni delle Isole Egadi, anche la Northern Petroleum riscalda i motori delle sue piattaforme.
La situazione viene riassunta molto bene dal senatore Lumia (PD) :‹‹Di fronte alle coste siciliane è in atto una speculazione petrolifera senza precedenti, che rischia di compromettere una delle aree più belle del nostro Paese. Le grandi compagnie si apprestano a trivellare il sottosuolo marino a pochi chilometri dalle meravigliose spiagge della Sicilia orientale e dall’arcipelago delle Egadi. Le trivellazioni addirittura ricadrebbero anche su un’area vulcanica sottomarina. Come se non bastasse le compagnie pagherebbero allo Stato italiano royalty ridicole››.
Vero, come se non bastassero i rischi concreti per la flora e la fauna del luogo, veniamo a scoprire che i guadagni sui diritti a trivellare la bellissima costa siciliana sono ridicoli:a noi infatti, le compagnie minerarie devono appena il 4% di royalty, e con una franchigia di 300mila barili all’anno, sotto la quale non si deve nulla. Ben diverso il discorso in Libia (85%), in Russia (80%) e in Alaska (60), territorio della liberale e liberista Usa…
E’ finita qua?No, ovviamente. Se prendiamo in esame più profondamente l’aspetto ambientale, secondo l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), nel canale di Sicilia si registra la presenza di diverse specie rare, la cui sopravvivenza è messa in pericolo dalle trivellazioni.
In un comunicato stampa che risale allo scorso febbraio, anticipando alcuni risultati del progetto “Biodiversità Canale di Sicilia”, l’ente dichiarava: ‹‹Un’area di incredibile ricchezza naturale, quindi, che oggi è però a rischio, visto che di recente sono state avviate trivellazioni che hanno individuato ricchi giacimenti petroliferi nella zona di Pantelleria e in altri tratti del Canale di Sicilia. L’istituzione dell’area marina protetta prevista per Pantelleria impedirebbe questo tipo di operazioni, almeno in prossimità dell’isola››. Inoltre, si chiedeva l’istituzione ‹‹di aree di tutela di alto mare nel Canale di Sicilia, in modo da proteggere la Biodiversità marina e garantire una barriera per tutte le attività di esplorazione e sfruttamento petrolifero››.
Dobbiamo ricordare inoltre, per dovere di cronaca, che la Sicilia è da sempre un’area dove il pericolo di un sisma è sempre dietro alle porte:la Trinacria ha una testa, ma solo tre gambe. Ed è per questo che i vecchi paragonavano l’Isola a un tavolo traballante. Cosa che, chi di dovere, dovrebbe riportare alla memoria e prendere i dovuti accorgimenti.
Ma di memoria, si sa, i polli non ne hanno molta.E se non l' hanno i polli perchè dovrebbero averla chi “cura” il pollame?
Transunion, Audax e Northern Petroleum sicuramente se ne fotteranno alla grande di avvisi di lontana memoria e in nome dell’oro nero inizieranno a foraggiare allegramente la zona, senza minimamente preoccuparsi degli eventuali rischi per fauna, flora e polli umani.
La Northern Petroleum ci tiene infatti a farci sapere, tramite comunicato stampa, che  “La legislazione italiana che vieta le trivellazioni off-shore entro le 12 miglia dalla costa avrà un effetto irrilevante sugli assetti della compagnia”. Quindi fa sapere che potrà estrarre dai propri giacimenti quattro miliardi di barili di greggio, per un totale di 400 miliardi di euro.E in effetti hanno, legalmente, ragione:nel rapporto annuale della Cygam infatti, società petrolifera con interessi nell’Adriatico, l’Italia è definita il paese ”migliore per l’estrazione di petrolio off-shore”, sottolineando la totale “assenza di restrizioni e limiti al rimpatrio dei profitti”.
Insomma, la guerra in Libia mette a rischio i rifornimenti petroliferi dal Nord Africa? No problem, arrivano le trivelle al largo della Sicilia.
Ma per concludere è il caso di tranquillizzare i polli emozionali, in modo che possano tornare a focalizzarsi sul nucleare:se non ci saranno errori umani, se non esploderà una piattaforma, se non ci sarà un terremoto marino e se Gheddafi non deciderà di bombardare i pozzi di petrolio “italiani” andrà tutto bene…d’altronde Benedetto Spinoza diceva che “la paura non può essere senza speranza e nessuna speranza senza paura”.
Non ci resta che sperare allora, dato che i cartelli contro le trivellazioni hanno meno appeal di quelli contro il nucleare, decisamente più cool e di moda, fin quando la stampa non troverà un nuovo recinto dove spostare i polli.


FONTE: www.freeyourmindfym.wordpress.com

FONTI PRIMARIE: cataniapolitica.it , blitzquotidiano.it

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